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“Una domenica tra passato e presente”

ERICE tra ritorno al passato e presente..

Situato sul monte omonimo Erice dall’alto dei sui 750 metri si affaccia sul Golfo di Trapani ed alle isole Egadi da un lato e dall’altro guarda la vallata di Valderice.

E’ difficile risalire alle origini del borgo capace di ospitare più di 30.000 persone all’anno ma che solamente 3.000 vivono per 12 mesi nel paesino, le origini comunque sembrano risalire ai primi popoli indigeni che hanno abitato la Sicilia fino ad arrivare agli esuli Troiani.

Un piccolo borgo ma autentico tra viuzze e vicoli che riportano al passato con cortili che invitano i turisti alla scoperta di questa meraviglia Siciliana.

Vagando qua e la per i vicoli si può scorgere tratti del mediterraneo da dove si possono vedere meravigliosi tramonti.

Facile da raggiungere Erice si arriva con la Funivia, da Trapani, o dopo una serie di curve che la separano dalla città, infatti Erice dista circa 20 minuti dal Capoluogo trapanese.

Erice è un borgo in cui la Pietra la fa da padrona, le case le mura di cinta i palazzi storici sono la testimonianza immobile di tanti popoli che hanno vissuto in questo meraviglioso borgo.

Giunti in cima e passata la Porta Di Trapani si ha davanti Lui il Borgo, Erice in tutto il suo fascino.

Addentrandosi per i vicoli si ha un ritorno netto al passato vagando anche con la mente, ancora si possono vedere gli abitanti del posto, molti gli anziani seduti davanti casa a chiacchierare tra di loro.

Da ammirare il castello di Venere un castello del XII secolo di caratura normanna che sorge su una parte isolata del borgo.

Camminando per i vicoli si possono ammirare vari negozietti carini tutti datati dove si può fare shopping portando a casa dei regalini molto carini.

Dove Mangiare

Dopo aver girato in lungo e largo si deve fare una sosta in uno dei tanti ristoranti dove si possono gustare i vari sapori culinari della cucina Trapanese. Un posto che consiglio e il Ristorante Monte San Giuliano un posto niente male trentennale dove si può gustare la tipica cucina Trapanese. Molti altri locali interessanti si trovano con facilità.

  • CURIOSITA’

A Erice appartengono molte tradizioni tra cui l’artigianato, che si divide in tre parti essenziali dal punto di vista economico e culturale: i dolci, i tappeti e le ceramiche.

I tappeti di Erice, sono tra i poche ancora oggi nel XXI secolo ad essere fatti con telai rudimentali e tecniche tramandate da generazioni. Ad oggi e uno dei ricordi più rappresentativi che un turista che visita Erice può portare a casa.

La Ceramica invece acquista il suo valore dopo che è stata riscoperta ne XX, nella sua tradizione storica, dopo aver attraversato un periodo buio durato circa quattro secoli.

Bisogna almeno venirci più di una volta per assaporare al meglio questo piccolo paesino costruito sulla roccia.

Giordano Bruno Guerri, storico, saggista, accademico, oggi sovrintendente della fondazione Erice Arte, l’ha scoperta ha vent’anni durante il suo primo grande viaggio in Italia, ed è ritornato nella sua vita un numero imprecisato di volte, si è detto ammaliato da questa “Antica città del peccato, dedita in nome di Venere alla prostituzione sacra, che poi il cristianesimo ha coperto di chiese e conventi”.

Vi riporto alcune delle domande e risposte, tratte dal web ovviamente, che hanno fatto a Giordano Bruno Guerri per meglio capire cosa pensa di questo meraviglioso Borgo.

Erice in tre aggettivi (o una battuta)
«Da faro del Mediterraneo a faro della bellezza».
Erice in un’immagine
«La Real Chiesa Madrice, di affascinante severità».
Il luogo comune da buttare
«Che sia difficile arrivarci».
… e quello da salvare
«Aborrisco i luoghi comuni, tanto più su un luogo non comune».
Un emblema di bellezza
«L’ammattonato di tutte le strade ericine, un ricamo in pietra di artigianato antico, unico al mondo».
Il capolavoro che vale un viaggio
«La vista, a 360 gradi, su una serie di capolavori della natura come le isole Egadi».
Il museo del cuore

«Il Polo museale Antonio Cordici, con la testina ellenistica di Venere, l’Annunciazione in marmo di Antonello Gagini e molte altre meraviglie».
L’angolo più sopravvalutato
«Non ne conosco».
L’angolo da (ri)scoprire
«Non è un angolo, ma un cerchio: quello delle mura ciclopiche, da ripercorrere in una passeggiata leggendaria».
Il rifugio dello spirito
«I giardini del Balio, un’esplosione di verde sotto un cielo che più blu non si può».
Dove ha avvertito, più potente, il senso della meraviglia?
«Al Tempio di Venere Erycina, in vetta, dove per millenni i marinai sono saliti per rendere omaggio alla dea (e alle sue belle vestali)».
Il rito irrinunciabile
«Caffè doppio e cannolo a un tavolino all’aperto di uno dei bar nella piazza del Municipio».

L’indirizzo della gola
«Una delle antiche pasticcerie che producono ancora, ogni giorno, le paste inventate tanto tempo fa dalle monache di clausura, facili ai peccati di gola».
Cosa cambierebbe
«Un’antenna dell’esercito, ma la tecnologia finirà per farla diventare più piccola e discreta».
Cosa non cambierebbe mai
«La storia, perché lì la si respira».
Il libro da leggere prima di partire
«Due: Storia di Erice di Lorenzo Zichichi e un romanzo di Ercole Patti o Vitaliano Brancati, indispensabili per capire la Sicilia».
Erice in un film e una canzone
«La città è perfetta per un film fantasy con un regista visionario. La canzone è Lu pisce spada di Domenico Modugno, che mi ricorda la vicinissima tonnara di Favignana».
Chi ne incarna al meglio il genius loci
«Oggi Antonino Zichichi, il grande scienziato che nel 1962 ha creato la Fondazione Ettore Majorana, frequentata da centinaia di premi Nobel, e ha fatto di Erice una capitale mondiale della scienza e del futuro».
Quale personaggio, reale o immaginario, del presente o del passato, vorrebbe avere come compagno di viaggio
«Naturalmente Federico II, lo “stupor mundi”, che ha percorso a cavallo le strade di Erice. Parlerei con lui dei suoi progetti per un’Italia unita. Se gli fosse riuscito, otto secoli fa, oggi saremmo un popolo diverso, magari più somigliante a lui».
Da vedere fuori porta
«Le isole Marettimo e Mozia, San Vito lo Capo, Segesta, Trapani; le metto in ordine alfabetico perché sarei imbarazzato a dare una preferenza».

Ciao a presto

Francesco

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